Ripensare l’abitare dei ‘nuovi anni Venti’

A partire dagli inizi del Novecento, gli architetti hanno cominciato a porsi domande su quali potessero essere i nuovi canoni e le nuove esigenze dell’abitare ‘moderno’, nelle città industriali e poi post-industriali.

Prima all’interno delle città e successivamente espandendosi nelle periferie e nelle province si sono moltiplicati gli edifici in linea, dapprima in muratura portante e successivamente con le allora nuove tecniche costruttive che prevedevano l’impiego del calcestruzzo armato.

L’esigenza predominante era quella di alloggiare il maggior numero di abitanti in una minor porzione di terreno all’interno delle città sempre più sature. Nel corso del Novecento e soprattutto nella seconda metà, le parole chiave per l’edilizia residenziale sono state: fluidità e dinamicità, oltre all’economicità.

L’architettura che meglio rispondeva alle necessità nate dalle rivoluzioni industriali non era più l’architettura in muratura portante, che per motivi strutturali determinava una pianta con stanze definite pressoché di dimensioni comparabili, con soffitti alti e finestre piccole e regolari ed un numero non elevato di piani.

Una vera e propria rivoluzione in risposta alle nuove esigenze dell’inizio del secolo scorso avvenne con l’impiego delle strutture puntiformi in calcestruzzo armato che consentivano una pianta libera e permettevano l’inserimento di finestre ampie, a nastro, e spesso l’impiego di soffitti bassi contrastati da spazi a doppia altezza. La parola d’ordine di questa nuova architettura era ‘fluidità’: le piante ‘liberate’ dagli elementi strutturali potevano essere lasciate come open spaces oppure essere suddivise con elementi mobili. Allo stesso tempo, questa tecnica costruttiva permetteva una produzione seriale ed un abbrevio dei tempi di costruzione.

La stessa tendenza è stata proiettata nella distribuzione interna degli edifici in muratura portante esistenti, le cui zone giorno in molte ristrutturazioni tra gli anni Novanta/Ottanta e nei primi anni Duemila sono state aperte e trasformate in spazi aperti.

Ma quali sono i principi spaziali che possono meglio rispondere alle necessità dei nuovi anni Venti, quelli del Ventunesimo secolo?

Proviamo a dipingere quali potrebbero essere le esigenze dei prossimi anni, partendo dagli eventi storici recenti, dalle priorità indicate dall’Agenda 2030 Europa per lo Sviluppo Sostenibile e dalle osservazioni emerse durante le restrizioni dovute alla pandemia di Covid-19.

  •  Sostenibilità ambientale, sociale ed economica

L’eccesso di standardizzazione sia dei processi sia dei prodotti sommato alla globalizzazione ha fatto sì che nelle case di ogni famiglia nel mondo vi siano alcuni oggetti che sono uguali per tutti, partendo dall’arredamento.

Si è evidenziato negli ultimi anni una crescente necessità di personalizzazione, tanto che anche i più grandi brand che hanno fatto della standardizzazione il proprio vessillo si sono impegnati a trovare nuove vie di personalizzazione in oggetti prodotti comunque in serie.

Il consumatore sensibile alle tematiche di sostenibilità non solo ambientale, ma anche sociale ed economica sta diventando maggiormente attento alla filiera di produzione degli oggetti e degli arredi che compra ed è sempre alla ricerca di qualcosa di unico che sia soltanto suo. Si sta registrando una crescita di attenzione verso il recupero dell’artigianalità territoriale, che potrebbe portare a sorprese inaspettate nei prossimi anni.

Inoltre, un aspetto importante da considerare è stato l’aumento dei consumi giornalieri di energia che le famiglie italiane (e non solo) hanno dovuto affrontare durante i lunghi mesi di lavoro da casa dovuti alla pandemia. È diventato chiaro che il luogo in cui si passa la maggior parte del tempo deve diventare maggiormente efficiente anche dal punto di vista dei consumi.

Occorre impiegare soluzioni che siano volte non solo a ridurre i consumi, ma anche e soprattutto ad ottimizzare l’energia richiesta e la salubrità degli ambienti, che è ancora un tasto dolente in molti centri città e periferie italiani.

  • Infrastrutture e mobilità sostenibile

La mobilità e i problemi ad essa legata sono un tema caldo molto caro all’Europa e all’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile.

Mentre nelle città italiane aumenteranno i trasporti pubblici che producono un minor impatto sulle emissioni di gas e rifiuti nell’ambiente e che quindi necessitano di rotaie o altre infrastrutture che verranno costruite al posto di corsie di marcia o di parcheggio, i cittadini dove parcheggeranno le proprie automobili, che tenderanno ad usare sempre meno?

I parcheggi privati saranno certamente un elemento fondamentale da considerare nell’acquisto di una casa, oltre alla vicinanza con i mezzi di trasporto pubblico.

Ma le infrastrutture per i trasporti non sono le uniche che saranno sempre più necessarie nelle città metropolitane. Se, infatti, ci dovremo abituare a lavorare dovunque e a comunicare con chiunque in qualsiasi parte del monto, un’altra infrastruttura necessaria sarà la connessione internet veloce.

Le città metropolitane nella loro interezza dovranno quindi dotarsi di infrastrutture adatte per rendere tutti i centri abitati interconnessi tra loro sia virtualmente sia fisicamente.

  • Sicurezza e salute fisica, mentale e sociale

Un altro aspetto che le misure restrittive dovute alla pandemia in corso hanno aiutato a far emergere e delineare con chiarezza è che ognuno ha bisogno di luoghi per il ristoro e la salute sia fisica, sia mentale sia sociale, sia nella propria casa sia nella città. Questo genere di luoghi si concretizza soprattutto negli spazi verdi, di cui necessitiamo all’interno delle nostre proprietà oppure a poca distanza, raggiungibili entro 400m dalla propria abitazione.

La sicurezza è un altro elemento essenziale di ogni habitat che favorisca il benessere. Gli edifici in cui si vive dovrebbero essere il posto più sicuro che si conosce. Questo passa prima di tutto dalla struttura che li compone, che in molti casi in Italia non è antisismica o necessiterebbe di interventi di recupero, restauro, miglioramento o risanamento conservativo.

  • Economia circolare

Le cucine nell’architettura moderna delle città si sono andate riducendo di dimensione, di pari passo con la diminuzione delle dimensioni degli appartamenti. Nella vita frenetica di città non era necessario avere grandi dispense o ambienti ampi per cucinare, perché si potevano trovare pasti già pronti ad ogni angolo.

Sebbene sia ancora così, la crescente attenzione verso l’economia circolare e la riscoperta della filiera alimentare ‘a kilometro zero’ (nonché la riscoperta del pane fatto in casa durante la pandemia) potrebbero richiedere alle cucine di molti italiani un maggiore spazio per la conserva dei cibi e la lievitazione degli impasti.

Smartworking Covid-19

Facendo una riflessione sulla macro-area questa epidemia ci ha mostrato che sono essenziali servizi ed economia di vicinato, che possano garantire un buon livello di qualità di vita senza costringere i residenti di una determinata zona a spostarsi dalla propria area. L’importanza delle aree verdi all’interno delle città, compresi i centri storici, si è dimostrata quanto mai fondamentale per il benessere sociale, ambientale e psicologico dei cittadini. Occorrerà quindi recuperare gli spazi pubblici urbani o anche convertire spazi privati sottoutilizzati o abbandonati con servizi per le persone e verde urbano, costituendo piccoli polmoni verdi nelle città.

All’interno delle singole abitazioni, sicuramente per l’interno possono essere utili i consigli che riguardano il benessere degli ambienti già trattato nel precedente articolo Benessere abitativo 1/3.

Abbiamo bisogno che la nostra casa sia un luogo sicuro, protetto e che ci dia sensazioni positive e stimolanti. A volte può bastare poco per migliorare tanto un ambiente.

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Highway bridge inspections
Immagini tratte in ordine da www.pexels.com (Pixabay – Anthony Shkraba – Tranmautritam)

Arch. Sara Basile

con il contributo di ing. Giuseppe Salamone 

Redazione

Nicoletta Sadun

Sara Basile

Giovanna Padellaro

Marco Biagiotti